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mostra Carlo Tedeschi

Accettando se stessi ci si conosce e si scarta il proprio io.
Il proprio “io” e’ la reazione di difesa, di offesa o di adattamento al male.
L’esterno condiziona l’essere a formare e far vivere un’immagine di se’ deviata od opportuna per sopravvivere. Per piacere o piacersi (l’io).
Accettare se stessi significa dunque scartare quel male e scoprire il proprio vero “se”. Così il bene “sprigionato dall’anima che con l’aiuto della volontà elimina tutte le parti malefiche interne”*, farà scorrere l’armonia e l’armonia la pace. Accettando se stessi ci si apre anche alla conoscenza e comprensione del “fuori” di noi. All’ accettazione, alla conoscenza, alla comprensione di ogni cosa. La scoperta di tale bellezza fa scaturire la volontà di “coordinare le azioni fuori posto, che porta alla comprensione e rende socievoli”**. Tale procedimento, proiettato nella società, creerebbe un’eco che, anche in questo caso, porterebbe all’accettazione, alla conoscenza e alla comprensione dell’altro (persona o “cosa” diversa da se e dalla propria storia) e lo stesso coordinamento in grande di azioni fuori posto (risultato finale comprensione e socievolezza). La socievolezza sarebbe il primo passo verso la coordinazione della pace. 

Carlo Tedeschi 

 

* il bene è un alone di materia sprigionato dall’anima che con l’aiuto della volontà elimina tutte le parti malefiche interne, emanando esternamente un profumo di dolcezza, di armonia e un accostamento di fratellanza (Leo Amici). 

** La pace e’ un coordinamento di azioni fuori posto che ti porta alla comprensione e ti rende socievole (Leo Amici). 

 

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