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LA MOSTRA

Carlo Tedeschi arricchisce l’espressione pittorica di un inedito elemento descrittivo per riproporre – rinnovandolo – il concetto che sta alla base della sua esperienza umana e spirituale: la pace.

L’opera, ultima nata nella sua vasta e variegata produzione di pittore,  viene ora proposta per la prima volta al termine di un percorso espositivo che prende le mosse da “La tela  oltre il tempo” la prima grande personale che l’artista propose nel 1994 a Rapallo, sua città natale. La mostra, che prevede in esposizione quadri a olio su tela e affreschi recuperati, sarà protagonista di un road show che la vedrà toccare diverse città italiane e straniere. 

 

Nella mostra, che è sostenuta dall’Associazione Dare e promossa dalla Fondazione Leo Amici, la pace viene intesa in un ragionamento più ampio: di comprensione per le difficoltà umane di comunicazione e di concordia; di superamento dei conflitti per la capacità di ogni uomo di superare lo scontro, ritrovando l’incontro con l’altro, sapendo vedere nell’altro il volto Divino. 

Così la pace acquisisce un nuovo e più alto valore: non solo l’assenza di conflitto ma, nel suo significato più pieno, di una serena corrispondenza tra l’uomo e se stesso, tra l’uomo e il Creato, tra l’uomo e Dio.

In questo senso, l’inedito dipinto di Carlo Tedeschi, che corona e completa il  percorso della mostra, innalza il visitatore, aprendolo ad una visione piena dello Spirito della Pace.

 

 

IL COINVOLGIMENTO DELLE SCUOLE 

 

Alla visione della mostra e per i temi trattati, saranno invitati gli studenti della scuola primaria (classe quinta) e secondaria di primo e secondo grado. All’interno della mostra è posizionata una teca in plexiglas che accoglierà la “lettera della pace” che ogni classe porterà come testimonianza visitando la mostra. Le lettere, che potranno essere decorate anche con disegni, saranno poi raccolte in un volume che porterà il titolo della città che la mostra avrà toccato. Nella città successiva, raggiunta dall’esposizione, il volume entra a far parte del percorso espositivo e sarà consultabile dal pubblico. 

Al termine del road show della mostra i volumi con le lettere raccolte nelle città italiane e straniere saranno consegnate ufficialmente dal presidente della Fondazione Amici e dal presidente dell’Associazione Dare alle autorità nazionali ed internazionali come atto simbolico di una volontà e necessità di pace che nasce dalle nuove generazioni.

 

 

 

CURATRICI DELLA MOSTRA

 

L’allestimento della mostra è a cura dell’architetto tedesco, Ralph Flum.

Tre le curatrici della mostra: dott.ssa Antonietta di Muoio, dott.ssa Marisa Bovolenta, porf.ssa Laura Mochi.

Le prime hanno svolto le loro ricerche di tesi universitaria sulla poliedricità artistica di Carlo Tedeschi nei risvolti umani, sociali, spirituali della sua produzione.

Si tratta di uno dei pochi casi a livello internazionale di tesi di laurea condotte su un artista contemporaneo vivente che ancora attivo vede la sua vena creativa tutt’altro che esaurirsi, mantenendosi anzi prolifica di spunti innovativi e all’avanguardia nel panorama dell’arte odierna. Mochi ha invece realizzato uno studio approfondito sulle linee espressive dell’artista.

 

Nel cogliere l’impronta esistenziale che permea la letteratura pittorica del Tedeschi, collocata in una quinta dimensione spaziale – l’Eternità – la dott.ssa Antonietta Di Muoio, afferma:

 

«L’arte quando è Arte, eleva la spiritualità umana da un dissidio interiore che non trova pace se non nella realizzazione di sé stessi nel Bene; quando poi mostra di aprire un varco alla verità (Componimento reale che fa gioire il sentimento, da una definizione di Leo Amici), allora diventa scienza galileiana in quanto esperienza universalmente percorribile, che può essere verificata.

 

Un Quadro, infatti, lo si può dipingere con colori diversi, riempire di figure naturalistiche, simboliche o annullarne le forme, così come lo si può leggere in base alle proprie capacità, alla individuale preparazione o facoltà interpretativa […].

 

Da questo Punto di vista l’arte diventa un Tuffo di libertà nei profondi mari dell’essere dove, anche l’inquietudine, che nel mondo degenera nella tristezza dell’esserci, può trasformarsi nel piacere di scoprire quale Oceano esiste ancora, al di là dell’Io finito e limitato che già si conosce”. 

 

Un oceano che l’artista, in un’intervista concessa alla stessa,  identifica con l’interiorità umana, con la sede della “pace più assoluta.»

 

Di Muoio:  Quanto conta o può contare la pace per un artista?

Carlo Tedeschi: «La fede intesa come fiducia in un mezzo è indispensabile per realizzarsi, ma per tutti, non solo per un artista. Invece per ciò che è “pace”, ci sono nella vita risultati positivi che sono frutto dei tormenti, delle lotte e delle sofferenze. Però il risultato più grande è appunto quello di risolverli ed è nell’averli risolti, o vivere una pausa di questa risoluzione, che dà e fa assaporare la pace. E dunque è attraverso la pace o il tormento per raggiungerla che si realizzano le opere migliori, sia umane che artistiche.

 

Il punto è che potrebbe essere una pace momentanea, transitoria, ma guai se non fosse così: bisogna ricominciare ad avere i dubbi per scavare ancora, così la nostra ricerca continua.

 

Vivere in pace dunque significa sapere che la pace esiste e ricordarsi che esiste anche nel momento della lotta. Il fatto di vivere in un oceano agitato non significa che nel profondo dell’oceano (di questo oceano che siamo noi) non ci sia la pace più assoluta e dunque l’importante è mantenere sempre agitata la superficie perché questo ci permette di cercare, crescere, capire, di incontrare persone, di comunicare».

Scrive ancora Di Muoio: «Forse un Rebus… è quello a cui ci espone Carlo Tedeschi…

 … un volto incastonato in una spirale di segmenti a raggiera che si spezzano, ma non si annullano entro i confini della sua Cornice, anzi continuano, tra parole ed immagini, concetti e definizioni, teoria e pratica ad imporci un dialogo.»

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Dall’intervista realizzata da dott.ssa Marisa Bovolenta:

Come raggiungere la libertà per fare dell’uomo un’artista creativo?

 

Carlo Tedeschi: «Libertà è proprio l’arte dell’artista. Un vero artista è quello che in qualsiasi condizione viva si crei la libertà di espressione. “La libertà di ogni uomo è quella di esporre a cuore aperto tutti i suoi principi”. E riprendiamo una frase di Leo Amici. Un uomo che non si lascia condizionare e dunque parla a cuore aperto. L’artista se non si lascia condizionare dipinge, recita, compone, scrive a cuore aperto e di conseguenza ha scelto la libertà di poterlo fare. […]»

Prof.ssa d’arte Laura Mochi, lo studio del segno…

La disperazione  - olio su tela 100x200

Quando un artista si esprime, la sua anima prevarica la condizione terrena e spazia libera aprendoci ad orizzonti inusuali, carichi di valori che l’uomo ha insiti in sé… e lo ricollega alla sua origine. Lo sguardo di chi osserva un’opera d’arte di un grande maestro viene indirizzato e, come un regista compone la sequenza dei fotogrammi e scene che raccontano una storia, così fa un pittore definendo un percorso preciso attraverso il quale la psiche del fruitore inconsciamente legge, attraverso le linee compositive si addentra in una comunicazione sconosciuta e viene reso partecipe dall’artista, della sua visione trascendentale. Il messaggio supera così la mera raffigurazione dell’immagine percepita; l’intimo vissuto dell’artista non è più celato ma condiviso. 

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Tensioneolio su tela 150x200 
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Il linguaggio iconografico dell’opera ci rimanda ad una amplificazione di toni caldi e freddi, soffusi e delicati che svelano l’armonia del dipinto e ci accompagnano nella sua lettura.

L’artista propone immagini a grandezza naturale sulle quali domina un “volto” la cui compostezza e sguardo  imperscrutabile ci catapultano nel dipinto trasformandoci in protagonisti all’interno del messaggio. 

La composizione piramidale il cui vertice è il volto, viene riflessa e rovesciata nella parte inferiore del quadro e si rispecchia in un vertice opposto.

Dio immagine evanescente tra i colori,  è rappresentato a mò di mandorla, sottoforma di una rivisitazione della “mandorla di gloria” tradizionalmente usata nell’XI° secolo da Wiligelmo  (rilievi della Genesi facciata del Duomo di Modena) o attraverso lo schema costruttivo usato da Michelangelo per esplicitare il suo racconto-verità (volta della Cappella Sistina, affresco – Creazione di Adamo);  come il vibrante panneggio del manto contribuisce a dare alla figura divina michelangiolesca una collocazione opposta a quella terrena, così nell’opera di Tedeschi si dispiegano i colori attorno al “volto”: aspirazione a cui anelare. 

Le linee dei corpi si armonizzano in archi tesi protendendosi verso la cupola cromatica, nella quale l’immagine viva dell’Essere, che sovrasta il tutto, ci suggerisce di essere visibile solo a chi è proteso a conoscerlo. Corpi inarcati, il cui andamento curvilineo sintetizza la continuità del profondo collegamento tra corsi e ricorsi, ci rimanda ad opera precedente dell’autore (1981 – L’Amore) in cui le linee compositive sono più esplicite e l’arpa strumento che racchiude i suoni di questo indicibile viaggio nell’eternità.

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